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(Dal Fazello - Storia di Sicilia,
deca I,lib. VI,cap.I)



Castello di Chadra

Castello di Chadra




A nord-est di Francofonte, non lontano dal paese e immersi tra agrumeti e vigneti, sorgono, i ruderi del castello di Chadra, le cui origini affondano in quel periodo della Sicilia tanto turbolento, quanto incerto, risultato della lotta tra angioini e aragonesi prima e dopo la guerra del Vespro. La zona è raggiungible da Francofonte scendendo per via Tripoli e attraversando il ponte Canali; prendere a destra la strada comunale Costa Canali; al bivio con l'ex strada regia svoltare a destra (direzione Scordia); dopo 650 m, nella contrada Gadera, un breve tratto di strada interpoderale porta a destra verso i ruderi del castello.
Nel 1270 si documenta l'esistenza solo di un casale "Càdera" o "Chadra". Nel 1296 il casale è feudo diviso tra le due famiglie dei Mortillaro e dei De Lamia; nel 1307 il miles Giovanni De Lamia decide di edificare una fortezza in quella parte del feudo che appartiene alla sua famiglia, la quale otterrà l'intero possesso del territorio appena due anni dopo. Sorge la torre 'mastra'. La parte basamentale è presto ispessita e rafforzata con una scarpata. In concomitanza con l'inizio del lavori cominciava anche la formazione del primo fossato (interno); la pietra cavatavi sarà usata nel cantiere come materiale da costruzione.
I De Lamia deterranno Chadra con il relativo castello fino al 1392, anno in cui Nicolò De Lamia, considerato ribelle giacché leale alla famiglia dei Chiaramonte, subirà la confisca dei beni dalla regia camera. Nel 1394 ottiene l'investitura del feudo di Chadra Berengario Cruyllas, la cui famiglia non molto tempo dopo riceverà anche castello e abitato di Calatabiano.

Due terremoti causano il progressivo abbandono del casale e della fortezza: al 1552 è datato un primo evento sismico, durante il quale la fortezza subisce seri danni, tuttavia riparati; infine il violento terremoto del 1693 devasta l'intera struttura, pregiudicando ogni tentativo di ricostruzione.
Sempre nel sec. XIV, a sud della torre viene addossata, verso il torrente, una costruzione che doveva avere notevole importanza nel complesso; di essa sopravvive lo spigolo sud-ovest. Seguono la cinta muraria occidentale e settentrionale; sempre entro lo stesso secolo, il raddoppio della cinta all'angolo nord-est, con la creazione dell'avancorpo che racchiude il primo baglio.
Il "baglio" si presenta,dunque, nella forma di una grande torre mastra, attorno alla quale si svolge il perimetro di un cortile fortificato. Il cortile possiede una forma rettangolare irregolare (m. 75 X 45), orientato est-ovest. L'intero impianto difensivo del fortilizio, che sorge su di un'ansa del torrente Canale, si presenta protetto a meridione e a oriente dal medesimo corso d'acqua, mentre a settentrione iniziava con due fossati paralleli, di cui quello esterno pare sia rimasto incompiuto. Il fossato interno era largo oltre 4 m e, almeno nella prossimita dell'angolo sud-ovest, profondo altrettanto. Le mura, spesse un metro e mezzo e fondate sul bordo della roccia tagliata, verso il 1925 (Gaudioso 1925-26) erano alte m 4: oggi sono dimezzate ed in alcuni tratti non si vedono neanche.
L'intera cortina muraria sembra essere il risultato di aggiunte successive: il muro orientale, ai giorni nostri per buona parte crollato, parrebbe opera del XIV o XV secolo; certamente più tardo è il tratto di muro meridionale, realizzato per buona parte nel XVIII secolo, ricostruito al posto di quello trecentesco, ovviamente dopo il suo crollo avvenuto certamente nel 1693.
Lungo tutto il perimetro murario si svolgono anche i camminamenti di ronda merlati, scomparsi per la maggior parte, tranne per alcuni brevi tratti. Essi si dispongono a circa 4 m. d'altezza e si internano nella medesima cortina con una profondità di circa cm. 70.
La porta d'ingresso nel fortilizio (con arco a due centri ancora intatto nel 1926) si trovava presso 1'angolo nord-est, in una specie di avancorpo sporgente una dozzina di metri, la cui muratura e oggi poco leggibile. Superata questa porta si entrava nel baglio piccolo racchiusovi, un piccolo cortile, forse salvaguardato dalla presenza di una torretta, un tempo anch'essa aggettante dalla cortina muraria principale, ma adesso crollata.Dal piccolo cortile al grande cortile si accede tramite una rampa di scale intagliata nella roccia viva.
Non si conosce il tipo di separazione tra i due cortili. Il baglio è oggi occupato da un agrumeto che occulta buona parte delle strutture superstiti. Fino a qualche decennio all'interno del baglio grande esistevano numerosi silos per il grano, nonchè alcune cisterne scavate nel banco della roccia e accuratamente impermeabilizzate (Gaudioso 1925-26). Queste strutture sono oggi interrate ed ulteriormente occultate dall'aranceto che occupa 1'intera area. Alla distanza di circa 7 m dall'angolo sud-ovest della cinta muraria, si trova ancora oggi il moncone della grande torre, il cui unico ingresso si apre sul baglio. Il suo volume cilindrico, con spessore murario di m 1,50 uniforme per tutta l'altezza, è stato molto presto ingrossato alia base con l'aggiunta di una scarpa (alia base m 2,20) non ammorsata alia torre e alta m 7,60. II vano interne del pianterreno era un ottagono (diametro m 8) rischiarato da feritoie fortemente strombate aperte in ciascun lato. L'ambiente era coperto da una volta reale a padiglione che raggiungeva 1'altezza di m 6. Dai documenti d'archivio risulta che c'erano altre due elevazioni oltre al terrazzo merlato, per cui 1'altezza della torre doveva superare i 15 m. A sud, verso il torrente, ad essa e stata addossata una costruzione che doveva avere notevole importanza nel complesso, visto lo spessore murario (m 2,50) e l'accuratezza con cui è eseguito lo spigolo sud-ovest (coincidente con quello della cinta muraria), che in parte sopravvive a tutt'oggi.

Dell'edificio oggi rimangono solo dei grossi monconi, dai quali è possibile ricostruire solo con parziale esattezza l'aspetto originario di questa fortificazione: essa possedeva una pianta cilindrica e apriva sul baglio il suo unico ingresso, caratterizzato da un arco a tutto sesto composto da blocchetti di pietra calcarea. Si può ancora misurare lo spessore murario dell'intero edificio, quantificato in circa m. 1,50, uniforme in tutta l'altezza. Solo in seguito, probabilmente durante alcuni rifacimenti della torre, si aggiunge una scarpatura non ammorsata lungo l'intera circoferenza, alta dal piano di campagna m. 7,60 e spessa alla base m. 2,20.

Dai pochi dati adesso disponibili, si evince che un tempo la struttura avesse una pianta interna a forma ottagona del diametro di m. 8. Ciascun angolo dei lati interni dell'ottagono probabilemte si allungava non oltre un terzo dell'intera altezza della torre, al fine di formare costolonature necessarie a reggere una volta di copertura. In ogni lato dell'ottagono si aprivano saettiere fortemente strombate, delle quali oggi rimangono solo pochi esempi. Come è anche possibile apprendere da alcuni documenti storici, la torre doveva possedere in tutto tre piani, oltre il terrazzo merlato, così da raggiungere un'altezza complessiva di 15/18 metri. Il pian terreno, "turri d'abbasciu", si componeva di un'unica stanza; infine, gli altri due piani accessibili attraverso scale lignee, si ricavavano per mezzo di altrettanti solai, uno detto "di immenzu", l'altro "di susu".

Notizie storiche:
1270 - è testimoniato per prima volta il casale di Càdera o Chadra.
1273 - Giacomo di Montebiano succedette nel possesso del casale di Chadra al fratello Matteo - Catalioto 1995, p. 145.
1283 - la baronessa di Chadra risulta nell'elenco dei feudatari invitati ad intervenire nel parlamento di Catania - SMDS, III, p. 352.
1296 - il feudo e il casale di Chadra, per una metà sono in potere degli eredi di Adinolfo Mortillaro, per l'altra sono di Nicolò de Lamia di Lentini - ibidem.
1307 - il miles Giovanni de Lamia di Lentini fece costruire il fortilizio con torre di Chadra - Gaudioso 1925-26, p. 89.
1309 - gli eredi Mortillaro cedono in permuta a Giovanni de Lamia la loro metà - ibidem.
1310 - il casale Lagadera risulta da tempo dotato di una chiesa, dedicata a Santa Maria, la quale al suo curato rendeva 4 onze annue - Sella 1944, p. 125.
1377 - re Federico IV conferma Nicolo Lamia nel possesso del feudo, del casale e del fortilizio di Chadra con la sua torre.
1392 - quale seguace dei Chiaramonte, Nicolo de Lamia è dichiarato ribelle e suoi possedimenti feudali confiscati dalla regia camera.
1394 - unitamente alia baronia di Francofonte tolta per lo stesso motive agli Alagona, ottiene 1'investitura di Chadra Berenguer (Berengario) Cruylles (Cruyllas) miles, regio camerlengo.
1408 - Berengario risulta al quinto posto tra i feudatari della terra Leontina de Camera reginali, pro casalibus Yadre de Franchefontis.
1423 - nel castello morì Giovanni Cruylles 'il vecchio'.
1490 - vi convisse Eleonora Cruylles moglie di Vincenzo d'Isfar Cruylles colla madre Costanza Moncada.
1497 - dopo la morte delJa baronessa Costanza il fortilizio rimase completamente abbandonato e affidato alla custodia di un castellano. Da questo momento la storia di Chadra si confonderà con quella di Francofonte.
1542 - il castello è seriamente danneggiato da un terremoto.
1693 - i terremoti di gennaio sconquassano definitivamente il complesso fortificato che pertanto verra abbandonato.

Attualmente i resti delle mura in qualche maniera fungono da recinzione della proprietà, i resti della torre mastra, in quanto rudere, non hanno alcun uso pratico. Il 'baglio' e stato trasformato in aranceto. Esternamente al castello si trova l'ingresso a una lunga scala che conduce in un sotterraneo inaccessibile perche chiuso da un cancello.
I resti fuori terra consentono una ricostruzione parziale dell'impianto. I ruderi in elevazione pervenutici sono ancora notevoli, in quanto costruiti con ottime malte, ma i secoli di incuria, 1'opera devastatrice dell'uomo e la vegetazione continuano a sbriciolare le rovine. Delle opere descritte piùi di 70 anni fa da Gaudioso manca oramai piu della metà. Nulla si sa degli eventuali sotterranei.
L'entrata nel fortilizio era presso l'angolo nord-est e dava l'adito al primo piccolo cortile. Una breve rampa di scale conduceva nel baglio grande, dove presso l'angolo sud-ovest si ergeva la torre mastra. L'intero complesso era circondato a nord ed ovest da un fossato profondo e da un altro, parallelo ma incompiuto (attualmente interrato).
Il complesso del fortilizio occupa quasi completamente il pianeggiante promontorio formato dall'ansa del torrente Canale che, profondamente inciso nella massa calcarea, lambisce l'alto pianoro da sud ed est rendendolo praticamente inaccessibile. I fianchi del pianoro, un tempo ripidi, hanno perso tale caratteristica a causa dei moderni terrazzamenti realizzati per uso agricolo. La torre del castello dominava il non lontano casale.




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